L'Associazione Italiana di Filosofia della Religione (AIFR) riunisce i docenti italiani e i ricercatori presso le Università italiane di Filosofia della Religione
N. 11 SETTEMBRE - DICEMBRE 2019
ISSN 2532 - 1676
Direttore editoriale:
Pierfrancesco Stagi
Andrea Aguti (Presidente AIFR, Università di Urbino), Angela Ales Bello (Pontificia Università Lateranense), Annalisa Caputo (Università di Bari), Carla Canullo (Università di Macerata), Roberto Celada Ballanti (Università di Genova), Virgilio Cesarone (Università di Chieti-Pescara), Francesco Paolo Ciglia (Università di Chieti-Pescara), Giuseppina De Simone (Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale) Adriano Fabris (Università di Pisa), Francesco Miano (Università di Roma "Tor Vergata"), Sergio Sorrentino (Università di Salerno), Pierfrancesco Stagi (Università di Torino), Pierluigi Valenza (Università "La Sapienza" di Roma), Silvano Zucal (Università di Trento)
Francesco Angelone (Reggio Calabria), Claudio Belloni (Milano), Nunzio Bombaci (Messina), Damiano Bondi (Firenze), Omar Brino (Roma), Domenico Burzo (Bari), Giovanni Cogliandro (Roma), Emilio Di Sonmma (Napoli), Andrea Fiamma (Chieti), Elisa Grimi (Milano), Andreas Lind (Namur), Federica Pazzelli (Roma), Salvatore Rindone (Enna), Alessio Ruggiero (Salerno), Alfonso Salvatore (Salerno - coordinatore della redazione), Stefano Santasilia (Napoli), Simone Stancampiano (Roma), Angelo Tumminelli (Roma), Michele Turrisi (Pistoia), Sofia Vescovelli (Genova)
La proposta di un contributo è vincolata al rispetto delle norme redazionali e alla sottoscizione della liberatoria, Norme redazionali e liberatoria
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PRESENTAZIONE | Sulla religiosità smarrita. Romano Guardini, modernità e post-modernità
Numero monografico su Romano Guardini a cura di Elisa Grimi
In La fine dell'epoca moderna (1950) Romano Guardini, filosofo e teologo, anticipa l'intero dibattito sulla post-modernità. Egli delinea i confini della modernità e pone in evidenza lo smarrimento dell'uomo dinnanzi al riaprirsi della domanda sull'origine dell'esistenza. Non è la logica stessa della modernità – si domanda Guardini – a metter capo ad un inaspettato ritorno del caos, interno ed esterno? «L'uomo sta nuovamente di fronte al caos...». Questo lavoro, in un armonico insieme di studiosi dalle differenti prospettive, propone una riflessione del Guardini critico della modernità e della trasformazione del concetto di “religiosità” che si è avuta durante la post-modernità. Esso vuole essere il tentativo di portare il lettore a riflettere su uno dei maggiori rischi dei tempi attuali, e cioè lo smarrimento di quella religiosità che ha reso tale l'arte e la cultura dell'Occidente, e che costituisce il terreno comune di una società in cui la libertà e la dignità umana non sono più valori da guadagnare, ma l'orizzonte in cui è possibile costruire e progredire. Proponiamo questo passo a introduzione dell'opera.
SAGGIO | L’epocalità della religione. Dalla filosofia della storia alla fenomenologia della storia
di Alberto Anelli
Il tema delle trasformazioni epocali della religiosità, che Guardini affronta nel testo Das Ende der Neuzeit, non deve essere frettolosamente interpretato o semplicemente letto come una teoria della secolarizzazione. Esso intende piuttosto porre la questione ad un livello più profondo: quello del rapporto tra storia e libertà umana. In effetti è in questa prospettiva che il testo di Guardini è stato recepito nell’ambito della scuola fenomenologica friburghese, come dimostra l’originale teoria della storia di Max Müller.
SAGGIO | Il “disagio della cultura” e il senso dell’“autoformazione” in Romano Guardini. Qualche appunto sulle provocazioni del “post-moderno”
di Domenico Bosco
Uomo che “saggia” i pericoli dell’ora, Guardini, nell’incontrare le provocazioni del “moderno»” e del post-moderno tra finitismo tragico, tecnica “autoreferenziale” e “massificazione” deresponsabilizzante, se fa valere la “riserva critica” di una Rivelazione come “ciò che preserva”, richiama insieme ad un ethos che faccia del distanziarsi, e della libertà che si libera la chiave di volta per dominare il caos della civiltà.
SAGGIO | La dottrina dell'illuminazione. Romano Guardini interprete di Bonaventura da Bagnoregio
di Martino Bozza
Romano Guardini si occupa del pensiero bonaventuriano solo nella sua giovinezza, tuttavia l'accurata analisi delle opere del Dottore serafico rappresenta una fonte di ispirazione per il prosieguo del suo percorso di pensiero. In particolare appare interessante l'attenta e approfondita riflessione che Guardini sviluppa intorno alla dottrina dell'illuminazione di Bonaventura. Tale dottrina viene recepita e analizzata in una duplice prospettiva. Da un lato infatti viene approfondito come la conoscenza dell'idea sia frutto di una vera e propria illuminazione che procede attraverso la similitudine dell'anima con le idee e con Dio, a sottolineare l'attenzione per la modalità attraverso la quale il rapporto tra Dio e l'uomo debba essere considerato anche un rapporto che struttura e rende possibile la conoscenza. Dall'altro lato vi è tutta una rivalutazione del sentire, la luce indica di fatto una certezza, un'immediatezza che non giunge all'uomo in modo analitico, discorsivo, ma è invece una certezza che deriva dal fatto stesso che il soggetto si sente partecipe di quelle idee, è l'anima stessa che entra in contatto con le idee. Da qui la certezza indubitabile, la sicurezza di avere un giudizio vero perché si è fatta esperienza di quell'idea attraverso l'anima. Si evidenzia dunque una tipologia di conoscenza che non è quella semplicemente empirica, certo il punto di partenza è il mondo sensibile, ma allo stesso tempo la certezza delle idee è un'esperienza dell'anima, che nulla ha di empirico. Questa, allora, l'originalità di una lettura di Bonaventura che sottolinea la rivalutazione del sentire, la rivisitazione del concetto di coscienza come facoltà sapienziale. In questo percorso di veggenza verso la Verità, Guardini evidenzia come il culmine dell'illuminazione che permette l'innalzamento ascetico sostenuto da Bonaventura sia l'azione dell'unico mediatore, il Cristo, solo con questa presenza, dunque, è inverata la possibilità dell'autentica ascesi.
SAGGIO | L'ambiente personale come Umwelt. La ricezione della biologia teorica di Jakob von Uexküll nella teoria della persona di Romano Guardini
di Carlo Brentari
Il biologo e filosofo della biologia estone-tedesco Jakob von Uexküll (1864-1944) gioca un ruolo di primo piano nello sviluppo del pensiero etico e antropologico di Romano Guardini. Elementi della biologia teorica di Uexküll entrano in gioco, in particolare, nella determinazione guardiniana del concetto di persona. Se da un lato la persona viene letta da Guardini come una configurazione gestaltica (e qui Guardini si rifà invece all’approccio di Wolfgang Köhler), dall’altro lato essa è vista come istanza formatrice di una sfera individuale del senso e del valore, di un mondo-ambiente originale e irripetibile. In questo secondo aspetto, Guardini sfrutta pienamente le potenzialità del concetto uexkülliano di Umwelt, recependone anche un tratto (la variabilità intra-specifica) spesso ignorato dagli interpreti.
SAGGIO | Una progressiva attenuazione del senso dell'essere. L'eredità problematica della religiosità secondo Romano Guardini
di Carlo Mario Fedeli
Il contributo espone la recensione critica della religiosità moderna di Romano Guardini, nei suoi tratti essenziali così come negli aspetti problematici che essa lascia in eredità al post-moderno. Ripercorrendo sinteticamente uno dei lavori più maturi e organici dell’autore, Fenomenologia e teoria della religione, esso intende offrire elementi per verificare se la diagnosi e la prognosi guardiniane risultano ancora oggi valide rispetto allo stato di salute della religiosità nel mondo contemporaneo.
SAGGIO | Guardini critico del nichilismo
di Hanna-Barbara Gerl-Falkovitz
L’analisi guardiniana del nuovo orizzonte postmoderno del Cristianesimo si muove nell’ambito di una forte critica della religione – un’eredità dell’Ottocento, specialmente di Nietzsche e, di conseguenza, di Heidegger. Negli anni 1912-1915 Guardini e Heidegger erano compagni di studi a Friburgo, alle lezioni del neokantiano Heinrich Rickert. Negli anni ’30 Guardini leggeva Essere e tempo (1927) e interpretava il nichilismo sia come “morte di Dio” (Nietzsche) sia come mancanza di Dio o della trasformazione ontologico-metafisica di Dio in un essere astratto (Heidegger) . Da tale interpretazione nacquero i seminari sull’antropologia a Berlino, il cui esito fu l’opera magistrale Mondo e persona (1939) , pubblicata dopo la cacciata di Guardini a opera dei nazisti dall’università Friedrich-Wilhelm (oggi università Humboldt). Il nichilismo viene brevemente abbozzato nel motto: “Chiudersi nel nulla come limite dell’io”, e nell’acuta critica di Guardini: “L’io come Credo dell’epoca moderna”. È questo il “credo” più pericoloso, perché il nulla è veramente una realtà
SAGGIO | Uomo, natura, cultura. La profezia di Guardini sull'opera in divenire
di Elisa Grimi
Questo studio costituisce una breve riflessione a partire dall'analisi proposta da Guardini in La fine dell'epoca moderna circa la triade natura – soggetto/personalità – cultura. Guardini ripercorre la crisi della modernità rintracciando i punti critici di un'antropologia che sembra talvolta scricchiolare. Parla così di uomo-non-umano, di natura-non-naturale e di cultura-non-culturale (seppur su quest'ultima categoria affermi che la ricerca è ancora in corso). Oggi si può bene osservare ciò che Guardini aveva già sessant'anni fa previsto, e cioè il declino e la trasformazione culturale e sociale, azzardando una definizione più compiuta di ciò che egli aveva sommessamente espresso – poiché non ancora attualizzato – con “non-culturale”. Lontano da una pura analisi linguistica, si osserveranno le implicazioni sociali di tale “rivoluzione” antropologica in riferimento al concetto di “umano”.
SAGGIO | Una mistica e Nietzsche. Madeleine Sémer e la contemporaneità interpretate da Guardini
di Milena Mariani
La lettura della biografia di Madeleine Sémer, convertitasi al Cristianesimo in età adulta e appassionata del pensiero di Friedrich Nietzsche, suggerisce a Guardini un'originale interpretazione della figura intellettuale e spirituale della donna, orgogliosa sino alla fine della propria salute e bellezza, e, nel contempo, della figura della contemporaneità, nella quale solo un Cristianesimo rinato, riscattato dal sospetto d'essere contrario alla vita e frutto di risentimento, può risultare ancora affascinante e persuasivo. L'articolo, utilizzando anche scritti guardiniani inediti in Italia e il testo della biografia di Sémer, intende mostrare la singolarità della proposta di Guardini, soprattutto ove si considerino i termini del dibattito intorno alla mistica assai vivace negli anni Venti e Trenta del Novecento in ambito teologico e filosofico.
SAGGIO | Religiosità e smarrimento. Ancora su Guardini, Hölderlin e la poesia
di Giampiero Moretti
L’articolo si propone di riflettere sul senso profondo della interpretazione che Guardini ha offerto di poeti e letterati, e in particolare di Hölderlin. Partendo dalla lettura di alcuni passi guardiniani generalmente considerati “politici”, l’autore cerca di raggiungere il piano esistenzialmente profondo in cui autenticità dell’individuo e bellezza della poesia acquistano valore universale e, mancando, causano lo “smarrimento” della modernità.
SAGGIO | Riflessioni sulla figura del Salvatore. La critica di Romano Guardini alla teologia politica
di Stefano Santasilia
Romano Guardini non è incluso tra i grandi protagonisti del dibattito relativo alla teologia politica, eppure le sue riflessioni sul potere e sulla figura del salvatore costituiscono una critica indiretta ma precisa nei confronti della proposta teologico politica di Carl Schmitt. In questo breve saggio si cerca di mostrare come la differente concezione della trascendenza costituisca il punto di disaccordo tra i due autori, in relazione alla figura del sovrano.
SAGGIO | Eutifrone aveva parzialmente ragione contro Socrate e Guardini? Alcune riflessioni sulla filosofia della religione di Guardini nel suo commento all'Eutifrone di Platone
di Josef Seifert
In La morte di Socrate , Guardini cerca di comprendere e presentare il pensiero del Socrate platonico, leggendo attentamente i quattro dialoghi Eutifrone, Apologia, Critone e Fedone, e giustifica il titolo del presente saggio quale interpretazione del suo lavoro ermeneutico su Platone come espressione della sua stessa filosofia: «Lo scopo a cui mira questo lavoro è un'interpretazione filosofica intesa a scoprire che cosa pensi Platone; non già per fissare e derivare storicamente i suoi pensieri, ma per arrivare, sotto la loro guida, più vicino alla verità» . In questo spirito, frutto di uno sforzo di interpretazione di Platone, ma allo stesso tempo di “filosofare con Eutifrone, Apologia, Critone e Fedone”, il lavoro di Guardini si compone di quattro grandi sezioni dedicate a un'analisi attenta e diretta alla verità di ciascuno di questi quattro dialoghi platonici. Il presente lavoro si concentrerà solo sul filosofare di Guardini con l'Eutifrone di Platone, un dialogo che affronta questioni decisive di filosofia della religione e di etica.
SAGGIO | Romano Guardini e l’ambiguità dell’epoca moderna
di Monica Sholz-Zappa
La riduzione della Rivelazione a etica, del Lógos a Éthos, che ha preso l’avvio in seno all’epoca moderna, è una delle cause indicate da Guardini dell’imporsi di quella sottile ambiguità, riguardo al tema dei “valori” e dei riferimenti normativi, i cui esiti sono rintracciabili anche nella società attuale. Quella ambiguità che da una parte dichiara la netta cesura con la loro origine cristiana, dall’altra, secondo la necessità della ragion pratica, gode di un loro indebito usufrutto. È questo uno dei motivi che rendono equivoco anche lo stesso discorso sulla religiosità, in cui ormai coabitano differenti semantiche che stentano a trovare un vocabolario comune. L’invito ad andare a fondo, con serietà e lealtà, delle conseguenze delle diverse istanze è la sfida che Guardini propone all’uomo di ogni tempo.
SAGGIO | Romano Guardini e il paradigma della “fede nuda”
di Silvano Zucal
Un tratto davvero originale della proposta filosofica di Romano Guardini è la sua concezione dialettica del rapporto tra religione e fede. Una dialettica “polare” nell’ottica della sua distinzione tra le due tensioni dialettiche della polarità (Gegensatz) e della alternatività incomprimibile (Widerspruch). Nel contributo, dopo una ricostruzione della visione guardiniana della genesi della religione, si analizza nelle varie tappe storiche la modalità con cui la dialettica religione-fede sia venuta realizzandosi secondo la lettura che ne fa il pensatore italo-tedesco. Ci si concentrerà soprattutto sul post-moderno che, per Guardini, è l’epoca della dialettica polare spezzata tra religione e fede. Questo è dovuto al fatto che nel post-moderno si assiste a una vera e propria “eclissi del religioso”, a un fare anti-iconico privo di immagini autentiche, a un trionfo dell’artificiale con la correlata espulsione del mistero. Un tempo escatologico con una “fede nuda” e non più sorretta dal religioso.
SAGGIO | In dialogo con Klaus Hemmerle
di Carmelo Meazza
In un testo della prima maturità di Klaus Hemmerle, Il sacro e il pensiero, il sacro de-nomina un mostrar-si come manifestatività. Per Hemmerle si perderebbe qualcosa di essenziale se una filo-sofia del sacro non arrivasse ad una certa conversione fenomenologica e, allo stesso tempo si perderebbe qualcosa di essenziale se l’oggetto della fenomenologia non avesse a che fare con il sacro. Nel sacro si deve, infatti, rivelare il nesso tra datità e alterità che la fenomenologia scopre nella sua radicalità, quando respinge il compromesso con un certo idealismo. In tale momento l’intenzionalità si apre alla datità del dato o all’eccedere del pensato sul pensare. La pensabilità indica una manifestatività la cui evidenza implica la si-multaneità del darsi e del chi a cui si dà. Il sacro, inoltre, non rimanda a un ritrarsi dell’essere dall’ente e non ha nulla a che fare con una differenza ontologica. La scena di questa manifestatività è la luminosità. Nelle Tesi di ontologia trinitaria l’obiettivo diventa quello di recuperare la non differenza di essere ed ente. La fi-losofia caratterizzata dalla differenza sarebbe estranea all’intelligenza teologica. Questa non differenza non dice banalmente l’identità, e neppure il rimando dialettico di identità e differenza. Questo evento rivela l’essere in-Dio dell’ente e non un dio al di là dell’essere. Questo recupero di una ontologia nella luce di una teologia e di una teologia nella precomprensione di una ontologia apre e indica nuove vie per il pensiero del nostro tempo.
SAGGIO | Damaris Cudworth Masham contro il deismo. Una difesa di The reasonableness of christianity di John Locke
di Giuliana di Biase
In Occasional Thoughts in Reference to a Vertuous or Christian Life (1705), la neoplatonica Damaris Cudworth Masham si proponeva di difendere un cristianesimo “ragionevole” dal deismo e dalla superstizione. Contro i deisti, Lady Masham insisteva sull’importanza della rivelazione e della fede, negando che la religione naturale, basata sulla sola ragione, fosse sufficiente alla salvezza; ella utilizzava i medesimi argomenti che il suo amico John Locke aveva introdotto nella sua The Reasonableness of Christianity (1695) per rigettare il deismo. Scopo del saggio è mostrare che l’intento di Lady Masham era difendere la Reasonableness dalle pesanti accuse che il calvinista John Edwards aveva mosso contro di essa, accuse ribadite dalla devota anglicana Mary Astell in The Christian Religion, as profess’d by a Daughter of the Church Of England. Il libro della Astell fu pubblicato nel gennaio del 1705, pochi mesi dopo la morte di Locke; lo stesso anno comparvero gli Occasional Thoughts di Lady Masham.
RECENSIONE | Martin Lutero, Paolo Ricca (a cura di), Da Monaco a marito. Due scritti sul matrimonio (1522 e 1530)
di Flora Geerts
RECENSIONE | R. Ottone, La chiave del castello. L’interesse teologico dell’empatia di Gesù
di Valentino Sartori
VOCI DEL PENSIERO FILOSOFICO-RELIGIOSO ITALIANO | Ontologismo critico e ascesi neo-bonaventuriana
a cura di Omar Brino
Pantaleo Carabellese: ontologismo critico e problema teologico come filosofia
di Omar Brino
Teodorico Moretti-Costanzi: Assoluto Persona e ascesi neo-bonaventuriana
di Marco Moschini
Tina Mirella Manferdini: la fede cristiana rispetto alla religione
di Silvano Zucal
Edoardo Mirri: ontologia teologica e pensare mistico
di Martino Bozza
14 DICEMBRE 2019 - ROMA - Incontro: Storia e Teoresi nella filosofia fenomenologica di Edith Stein
CALL FOR PAPERS: Practical rationality and human difference
CALL FOR PAPERS: God in the French Phenomenology
L'UMANO E IL DIVINO /COLLANA DI
IL PENSIERO FILOSOFICO-RELIGIOSO
LA NOSTRA RIVISTA HA ADERITO AL
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Il volume contiene la traduzione della Prefazione e del Libro I dell’opera di Benjamin Constant (1767-1830) – teorico della democrazia liberale, storico e filosofo nel dominio delle religioni, romanziere, politico che debutta nella Rivoluzione francese, matura sotto il regime napoleonico, invecchia durante la monarchia della Restaurazione – Della Religione, considerata nella sua sorgente, nelle sue forme e nei suoi sviluppi, pubblicata in cinque tomi tra il 1824 e il 1831. Corredato di un ampio saggio introduttivo del curatore, il libro colma una lacuna della cultura filosofica italiana, ossia l’assenza di una traduzione dell’opera religiosa di Constant, di cui viene proposta la parte iniziale contenente l’introduzione generale alla vasta storia comparata delle religioni antiche – dal feticismo al politeismo – che compone il lavoro constantiano. «Opera capitale per intendere compiutamente il Constant – scrive Fulvio Tessitore nella Presentazione – e, ancor più, l’età nevralgica in cui essa apparve e della quale è uno dei vertici letterari e teoretici».
Roberto Celada Ballanti, è professore ordinario di Filosofia della religione e di Filosofia del dialogo interreligioso presso il Dipartimento di Antichità, Filosofia e Storia dell’Università di Genova. Tra i suoi lavori: Erudizione e teodicea. Saggio sulla concezione della storia di G.W. Leibniz, Napoli 2004; Pensiero religioso liberale. Lineamenti, figure, prospettive, Brescia 2009; Filosofia e religione. Studi su Karl Jaspers, Firenze 2012; Religione, storia, libertà. Studi di filosofia della religione, Napoli 2014; La parabola dei tre anelli. Migrazioni e metamorfosi di un racconto tra Oriente e Occidente, Roma 2017.